Descrizione
Con una carta geografica e 46 illustrazioni fuori testo (fotografie in bianco e nero dell’ingegnere Carlo Sesti). Con due album di fotografie originali dell’ingegnere Carlo Sesti dalla sua partenza dalla stazione di Milano nell’agosto del 1900 fino al suo arrivo in Africa (Congo). Gli album (uno reca al piatto anteriore le iniziali dell’ingegnere e l’altro piccole borchie decorative) misurano cm 26×32, sono rivestiti in pelle e hanno sguardie decorate. Il primo album contiene 192 fotografie di centimetri 8×12 e 12×8 circa. Il secondo contiene 48 fotografie di centimetri 24×18 e 10×16 circa. Ogni scatto è accompagnato da note ad inchiostro circa luogo, paesaggio e persone ritratte. Le fotografie sono sistemate cronologicamente e applicate in pagine pass-partout di cartone pesante con fregi liberty e tagli colorati. Le fotografie riprendono sia i rilievi e le operazioni tecniche necessarie alla costruzione della ferrovia, sia gli usi e i costumi delle popolazioni indigene (danze, costumi, rituali, villaggi, tatuaggi, acconciature). Le note descrittive sono a volte non prive di humour: sotto la foto di un asinello l’ingegner Sesti annota “Monsieur Jean. Il mio compagno prediletto”. 8vo. pp. 186. Molto Buono (Very Good). Fioriture leggere (Some light yellowing). Ristampa. Il libro narra la vita dell’ingegnere Carlo Sesti che aveva diretto per lunghissimi anni e per conto di una ditta belga la costruzione di ferrovie in Africa. Il nipote dell’Autore Riccardo Gualino dice in merito alla decisione di suo nonno di scrivere questo libro : “Non so esattamente perché mio nonno abbia deciso di scrivere questo libro. So però che aveva un motivo di riconoscenza verso Sesti. Mentre lui era al confino, Sesti fu arrestato e malmenato duramente dalla polizia fascista. Restò anche parecchio tempo in carcere. Fu accusato di aver rotto i sigilli che erano stati posti alla casa di Torino di mio nonno e di aver rubato vari quadri tra cui uno Spadini e il ritratto del principe Gonzaga del Tiziano che non fu mai ritrovato (per lo meno non lo fu fino a che mio nonno era vivo). In realtà, dopo la Liberazione, del furto fu accusato un certo dottor Morelli, dell’OVRA, ma il Sesti ebbe diverse costole rotte durante gli interrogatori. Mio nonno fu sempre convinto della sua innocenza, tant’è che in diverse lettere a Cesarina, scritte mentre era al confino, le domandava ansioso sulla situazione di Sesti. Io non so se questo fatto può avere influito sulla decisione di scrivere un libro sulle avventure di Sesti in Africa. Però senza dubbio la figura di Sesti lo attraeva, lo attraeva il suo lavoro di ingegnere in Africa in territori inesplorati e la vicenda che in sé è appassionante, sebbene molte siano le omissioni sul colonialismo belga dell’epoca di Leopolde II e anche successive, che fu terribile e sul quale Sesti (e mio nonno che è il narratore) nulla dice, o dice assai poco per autoassolversi.”
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